I quasi due anni, ormai, di emergenza sanitaria hanno portato alla luce tutti i punti critici della Sicilia e tutte le sue debolezze strutturali. Sono aumentati la disoccupazione, la povertà, il disagio sociale, il degrado delle città piccole e grandi.
La pandemia ci consegna, insomma, una Sicilia in profonda crisi e quel che è certo, è che la macchina non si rimetterà in moto per incanto o per la consueta inerzia. Ci vogliono riforme, il risanamento dei conti regionali, iniziative per lo sviluppo sostenibile e progetti per il lavoro. Ma assistiamo a un’azione politica stagnante delle istituzioni regionali, a una complessiva inadeguatezza anche riguardo la gestione della crisi sanitaria, mentre il governo nazionale dà ancora risposte insufficienti alla Sicilia e all’intero Mezzogiorno. Sono anni in cui i Governi nazionali e regionali hanno svuotato e distrutto il sistema degli Enti locali, tolto a loro risorse economiche e umane, annullato quelle residue competenze tecniche che avevano. Le comunità locali e le loro istituzioni Amministrazioni e Consigli comunali sono il cuore del nostro appello e del nostro impegno politico e democratico. Sono il territorio, il nostro territorio, e sono il primo “front office” con i cittadini ma sono privi di strumenti per affrontare i disagi sociali presenti nelle comunità. La politica nazionale e regionale deve individuare e mettere in campo gli strumenti per superare le difficoltà economiche e quelle progettuali dei Comuni, pena il loro anticipato e voluto impedimento all’utilizzo dei fondi del PNRR con la mortificazione del loro ruolo e della loro funzione che alimenterà ulteriormente la disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
La fase storica che ora ci attende non ammette errori e incapacità, altrimenti rialzarsi sarà difficile. Invece la dura prova a cui la pandemia ci ha chiamato può e deve costituire l’occasione per il cambio di direzione e di passo.
La Sicilia deve riconquistare l’orgoglio di una regione con tante potenzialità e punti di forza, a partire dal capitale umano, donne e giovani, attraverso la capacità di fare, di indirizzare le proprie energie sui binari della progettualità per lo sviluppo sostenibile, per il conseguimento dell’equità e della giustizia sociale e di un benessere quanto più ampio e generalizzato.
Per questo riteniamo che le forze sane e democratiche della Sicilia debbano andare oltre la critica solitaria, l’autorefenzialità, e unirsi per rivendicare il cambiamento, ora.
Il disagio e le diseguaglianze emergono con forza e sono generalizzati: bisogna ora evitare le trappole del fatalismo, dell’immobilismo, la paura, rendendo credibile una prospettiva di rilancio, di riscossa. Cambiamento significa un progetto inclusivo di sviluppo per il lavoro. Significa puntare sull’istruzione e la formazione. Ci sarà da governare la transizione energetica e digitale e per tutto questo saranno a disposizione le risorse aggiuntive del Pnrr.
Non è pensabile che l’utilizzo di queste risorse serva a “tornare come eravamo”. Se non si avvia un nuovo percorso che permetta di fare un salto in avanti, di qualità, di innovazione e soprattutto di “gestione partecipata”, il divario tra la nostra Regione ed il resto dell’Italia e dell’Europa aumenterà e non avremo altre opportunità. Bisogna invertire, come ha fatto la stessa Europa con la scelta coraggiosa del NewgenerationEu, di recuperare i guasti di anni di politiche neo liberiste e di “compressione” dell’economia.
La sfida del PNRR segnerà il futuro delle prossime generazioni per questo è necessario che in ambito regionale si attivi da subito un osservatorio di controllo e monitoraggio sulla spesa e sui progetti stessi e si delinei una governance partecipata e finalizzata al confronto anche con gli enti locali.
Queste risorse non dovranno andare a foraggiare interessi particolari e affari, o peggio gli interessi della mafia. Se questo dovesse accadere per la Sicilia sarebbe un ulteriore passo indietro, un ulteriore salto verso il baratro. La lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione si confermano gli obiettivi prioritari per dare all’isola una prospettiva di sviluppo e affermare uno scenario che escluda le forme di degrado che mafia e corruzione esprimono.
Per affermare tutto ciò occorrerà avere una classe politica e dirigente capace di assumere decisioni adeguate, affiancata da un’amministrazione opportunamente riformata. Un classe politica in grado di costruire il consenso non sulle clientele o sulle prebende, come troppo spesso è accaduto, ma sull’azione concreta e trasparente per affermare i diritti di tutti.
Per questo facciamo appello a tutte le forze democratiche della Sicilia, al mondo della cultura, dell’associazionismo, alla società civile, per costruire un percorso che mobiliti le energie più fresche e vitali della società. Insieme, desideriamo costruire una proposta di sviluppo e crescita economica e sociale che dica con forza che i siciliani vogliono riprendere in mano il loro destino e non sono più disposti a osservare inermi governi che non governano, che non riformano, che non innovano, che non progettano il futuro della nostra terra, per le nuove generazioni, per tutti i siciliani.
Siamo al lavoro per affrontare le sfide che ci attendono e da oggi puntiamo a un campo nuovo, a una Sicilia diversa, che scommette su se stessa, che crede nella possibilità del cambiamento, nella volontà di salvare insieme la nostra terra.